di Francesco Pugliarello - 15 febbraio 2007
Un recente monitoraggio dei Servizi di Informazione della Direzione Centrale della polizia francese (DCRG) effettuato su 1610 convertiti all'Islam, riportato da Piotr Smolar su Le Monde, rivela che dopo gli attentati dell'11 settembre il passaggio alla nuova fede ha subìto una vertiginosa impennata grazie ad un frenetico risveglio del proselitismo. La notizia più raccapricciante è che gran parte di questi nuovi adepti sono andati ad occupare posti di lavoro in settori altamente sensibili. Così, mentre alcuni Paesi di provenienza si «aprono» alla «democrazia», il nostro Continente si appresta a diventare la palestra del jihad islamico. Lo stesso fenomeno trova riscontro anche in Inghilterra. (Quando verrà monitorato in Italia?). E' indubbio che la fame di religiosità, come riconosce Benedetto XVI, segna il fallimento delle politiche degli Stati.
Ma il fascino che l'Islam esercita sui figli e sui nipotini degli immigrati musulmani, testimonia la sconfitta di un modello multiculturale alimentato da una sinistra estrema con la forzatura ideologica della realtà. L'Islam, in un mondo globalizzato, privo di modelli culturali alternativi, tende ad appropriarsi di questa ideologia che si pensava definitivamente scomparsa con la fine della guerra fredda, ma che è riemersa prepotentemente alla fine degli anni Sessanta.
L'Occidente affascina perché è qui che si può ottenere il pieno godimento dei diritti umani. Tuttavia questa attrazione, che porta allo sradicamento delle proprie origini, se non è supportata da politiche più severe nei confronti dell'integrazione «facile» spinge all'abbraccio con queste filosofie di vita nichiliste. Modelli criticati da Hannah Arendt e da Alain Finkielkraut, sempre più contigui a certe illusioni che Karl Bracher definisce totalitarie di sinistra e di destra, ai quali, proprio l'altro giorno, ha fatto eco il filosofo Andrè Glucksmann nella campagna presidenziale schierandosi al fianco di Nicolas Sarkozy e che accusa i loro fautori di essere «narcisisti» perché «... si credono di essere moralmente infallibili e mentalmente intoccabili».
Ma veniamo al reclutamento. Di solito il primo abboccamento e la successiva «conversione-alla-nuova-fede-ortodossa-islamica» avviene in carcere, dove questi piccoli criminali di reati comuni disoccupati o politicizzati provenienti dalle banlieues si associano ai più scaltri, magari più istruiti, per ottenere dei privilegi, come ad esempio l'allestimento di una sala di preghiera, la richiesta di pasti halal o altre facilitazioni che in Francia vengono concesse solo ai musulmani. In quell'ambito peraltro non vengono esclusi contatti strategici con il terrorismo nostrano. Una volta in libertà, una parte di questi convertiti vengono integrati nelle strutture di sostegno logistico islamico o avviati alla vigilanza in zone aeroportuali o nei centralini telefonici. Altri trovano lavoro in punti vendita halal (carne permessa e macellata secondo le linee guida indicate nella Sunnah), il cui commercio «permette spesso di ripulire il denaro sporco», come la mafia utilizza le catene di pizzerie. Altri ancora vengono assunti in una delle tante piccole editorie condotte dagli stessi musulmani.
Gran parte delle «prede» francesi che si inchinano davanti alle lusinghe di questi «benefattori», riferisce l'inchiesta, provengono dai suburbi dove il più delle volte vivono a contatto con le comunità delle ex colonie di magrebini, che, col pretesto dell'offerta di un guadagno sicuro, abboccano. Provengono cioè da quella fascia mediterranea dove è più spiccata la tecnica della dissimulazione, ossia la capacità di camuffare le proprie intenzioni presentandosi come persona onesta in grado di venirti incontro. Questo atteggiamento è tipico del movimento «salafista» che, per un emigrante di seconda o di terza generazione che non viene percepito come francese dai francesi, ma nemmeno come arabo dagli arabi, gli fornisce una nuova identità decontestualizzata: un'identità particolarmente adatta per chi non riesce più a riconoscersi in nessuna patria e in nessuna tradizione. Come sostiene il professor D'Atri, si ritrovano in una specie di «patria ideale senza confini e senza tempo»: sostanzialmente un'identità purificata dalle influenze provenienti dal mondo occidentale cristiano. Senza accorgersene questi giovani vanno a rinfoltire il movimento dell'internazionalismo integralista, quello predicato dai fratelli Musulmani. Insomma, un coacervo di devianza e di odio sociale che sfocia ineluttabilmente nel terrorismo e nell'odio verso tutto e tutti. E' questo cui allude il presidente della Consulta islamica presso il Viminale Nur Dachan (che giustifica la strage di Nassiriya) laddove, in una recente audizione parlamentare rabbiosamente sosteneva che «...a tutt'oggi, abbiamo espresso un volume impressionante di attività culturali, di mediazione istituzionale e di solidarietà nei confronti dei più deboli tra i nostri confratelli e consorelle?».
Così, nella precarietà sociale delle immigrazioni successive, l'Islam radicale attinge il suo alimento per rafforzarsi e destabilizzare le nostre istituzioni. Hanno ragione gli intellettuali d'oltralpe alla Glucksmann ad ammonirci che fin quando non saremo in grado di sradicare nel nostro Continente «il mito dell'edonismo libertario» che sfocia nell'apologia del nomadismo, «plasmando la visione della politica e della storia», l'Occidente sarà condannato a subire la sharia.
giovedì 15 febbraio 2007
domenica 21 gennaio 2007
Risposta a Lorenzo
Caro Lorenzo Trombetta,
per quanto ho potuto capire ,( imbattendomi per una ricerca su proselitismo e penetrazione islamica in Europ, pare che tu sia d'accordo sulle conclusioni della Rosenthal nell'articolo ripreso sul tuo blog laddove, per bocca di un intervistato, sostiene la necessità di sforzarsi di capirli e di conoscerli, prima di giudicare.
Giustissimo, condivido in pieno, anzi è questo l'unca via per una sana e reale integrazione!!
Dimmi allora come fai a discernere il "buono dal cattivo" quando in tutti loro è connaturata l'abitudine alla dissimulazione in ogni comportamento privato o pubblico.Dico questo per mia diretta esperienza. Tra l'altro ne ho avuta ulteriore coferma dalle risposte ricevute dall'imam di Colle Valdelsa, (il responsabile della costruenda Moschea). Cosa veramente irriguardosa comportarsi pubblicamente con un candore che non ha paragoni. Se sei curioso, come me, ti aspetto sul Forum di Magdi Allam-CorSera, al mio post "francoazzurro" del 20.01.2007 ore 18:31 e poi forniscimi una tua osservazione, Cordialmente, FrancescoPugliarello."francesco2002.pf@libero.it" francesco2002pf.blogspot.com
per quanto ho potuto capire ,( imbattendomi per una ricerca su proselitismo e penetrazione islamica in Europ, pare che tu sia d'accordo sulle conclusioni della Rosenthal nell'articolo ripreso sul tuo blog laddove, per bocca di un intervistato, sostiene la necessità di sforzarsi di capirli e di conoscerli, prima di giudicare.
Giustissimo, condivido in pieno, anzi è questo l'unca via per una sana e reale integrazione!!
Dimmi allora come fai a discernere il "buono dal cattivo" quando in tutti loro è connaturata l'abitudine alla dissimulazione in ogni comportamento privato o pubblico.Dico questo per mia diretta esperienza. Tra l'altro ne ho avuta ulteriore coferma dalle risposte ricevute dall'imam di Colle Valdelsa, (il responsabile della costruenda Moschea). Cosa veramente irriguardosa comportarsi pubblicamente con un candore che non ha paragoni. Se sei curioso, come me, ti aspetto sul Forum di Magdi Allam-CorSera, al mio post "francoazzurro" del 20.01.2007 ore 18:31 e poi forniscimi una tua osservazione, Cordialmente, FrancescoPugliarello."francesco2002.pf@libero.it" francesco2002pf.blogspot.com
martedì 21 novembre 2006
Amato e il Coccodrillo (solidarietà a Magdi Allam)
Abbiamo oramai molti segnali che nel nostro Paese sia in corso un’offensiva politico-diplomatica da parte dell’Islam, cosiddetto integralista, che non ha precedenti. La recente “lectio” pronunciata dal Pontefice a Ratisbona, ha scatenato un turbinio di violenze verbali e non solo, che non ha precedenti. Per un periodo non passava giorno che non si sentivano notizie, provenienti dall'estremo oriente, di repressioni, minacce di morte e assassinii di personaggi di religione cattolica e di musulmani, per il solo fatto di rifiutare i rigidi dettami imposti dai Capi della sharia (legge islamica). Non credo di mancare di rispetto verso una religione, se affermo che essa viene “interpretata” da personaggi dediti a tenere in soggezione intere comunità, obbligati a seguire riti anacronistici. Con tutto il rispetto per queste pratiche, mi piacerebbe però sentire da qualcuno di essi un pò di tolleranza; non le pare Magdi? Ma da dove scaturisce questa frenesia da imporre alle nostre Istituzioni la costruzione di una moschea “presto e subito” (vedi la perentoria richiesta fatta al sindaco di Genova)? Chi permette tanta tracotanza? Lo immagino, è una mia ipotesi: è la ”sindrome del coccodrillo” che, rendendo esitanti le nostre Istituzioni, li ringalluzzisce. Winston Churchil in occasione delle manifestazioni dei pacifisti contrari all’entrata in guerra della Gran Bretagna contro il nazismo ebbe a dire: “I pacifisti sono quelli che nutrono il coccodrillo nella speranza di essere divorati per ultimi”. Certo non si tratta di far la classica guerra, ma di opporre fermezza, anche per tutelare oltre che noi stessi, anche quei musulmani come Lei o come Renzo Martinelli che hanno capito le intenzioni di alcuni islamici... "amanti" della sharia. Questo è l’atteggiamento dei nostri attuali governanti, che dichiarano candidamente che…il terrorismo non si combatte con la guerra ma col confronto, col dialogo, con lo sviluppo e la tolleranza. Capito? Questi signori alla Pezzotta si ostinano ad accogliere in casa nostra, a cedere alla loro sopraffazione di chi è forte con i deboli, di chi giustifica o tollera il massacro dei bambini dell’Ossezia, di chi schiavizza le loro donne. Sanno di essere stati sconfitti dalla storia e come gli sconfitti di turno, cercano la rivincita imponendo la loro ideologia usando le nostre stesse “armi”. Bene faceva l’Oriana Fallaci quando per la costruzione della moschea di Colle Val d’Elsa (che sarà pagata dai supini cittadini di quel Comune), che l’avrebbe bombardata così come hanno fatto con le “Torri Gemelle”: è sicuramente un paradosso, ma ci fa capire che con questi signori non si può e non si deve mai abbassare la guardia. Non si deve mostrare segni di debolezza, specie quando fanno parte di quei "signori delle Moschee" dediti a procurare affari con fondi pubblici. Siamo in casa nostra: si accomodino pure, si adeguino, altrimenti fuori! Non vi pare?
lunedì 20 novembre 2006
Lettera aperta ai signori dell'slam
Per carità cristiana, signori esponenti della religione musulmana un po’ di coerenza, o meglio,un po’ di serietà nelle vostre esternazioni. Almeno mettetevi d’accordo tra di Voi, superate con umiltà i vostri equivoci prima di scombussolare il quieto vivere nelle nostre e nelle vostre Comunità!
Leggevo una disputa di alcuni anni addietro (credo del 2001) tra i due massimi rappresentanti dell’Islam contemporaneo, Mohamed Tantawi - direttore della prestigiosa Università di Al-Azar del Cairo, nonché centro mondiale dell’Islam Sunnita- ed il capo degli Sciiti Yusuf al-Qaradawi, che accusava il primo per una fatwa in cui affermava che “…il martirio ed il suicidio sono da condannare in ogni caso”. L’accusa era quella di essere fuori dalla storia perché “… ancorato al primitivo messaggio di pace insito nel Corano” e lo rimproverava di non riuscire a “vedere l’Islam minacciato in varie parti del mondo”. Al-Qaradawi concludeva in modo sferzante che il Jihad, in questo momento storico “è un obbligo per tutti i musulmani… molto più che in passato”. Questa frase agghiacciante, se riportate fedelmente, mi lascia interdetto e spero che Lei l’abbia ritrattata.
Signori, vi pregherei di avere almeno il coraggio di assumervi le vostre responsabilità; di lavare al più presto i vostri panni in casa, prima che sia troppo tardi, perché mi risulta, dalle parole di esponenti dell’amministrazione statunitense, come il comandante supremo delle truppe mediorientali (John Abizaid) che la più grande minaccia per tutti sta nella guerra civile strisciate tra sciiti e sunniti giocata in quel dell’Irak e che, data la ferocia quotidiana degli attacchi, “potrebbe un giorno allargarsi a macchia d’olio in tutto il Medio Oriente con ripercussioni inimmaginabili”. Questo a causa di una deliberata strategia fondamentalista pilotata dalle milizie sciite sostenute dall’Iran da un lato e dai ribelli fondamentalisti sunniti di Al Qaida dall’altro. Chiaritevi tra di voi una buona volta per tutte e non giocate al massacro adducendo a pretesto ancestrali ricordi, passati e sorpassati dagli eventi purificatori del tempo.
Perché rimuginare un periodo storico triste in cui le nostre e le vostre spade sparsero tragedie nei tre Continenti? Oggi non si “gioca” più con le spade, ma con armi più pericolose che provocano distruzioni di massa! Vada, Signor Qaradawi, piuttosto a controllare che fine fa il fiume di denaro che piove da tutto il mondo sugli gli hezbollah libano-palestinesi!
Leggevo una disputa di alcuni anni addietro (credo del 2001) tra i due massimi rappresentanti dell’Islam contemporaneo, Mohamed Tantawi - direttore della prestigiosa Università di Al-Azar del Cairo, nonché centro mondiale dell’Islam Sunnita- ed il capo degli Sciiti Yusuf al-Qaradawi, che accusava il primo per una fatwa in cui affermava che “…il martirio ed il suicidio sono da condannare in ogni caso”. L’accusa era quella di essere fuori dalla storia perché “… ancorato al primitivo messaggio di pace insito nel Corano” e lo rimproverava di non riuscire a “vedere l’Islam minacciato in varie parti del mondo”. Al-Qaradawi concludeva in modo sferzante che il Jihad, in questo momento storico “è un obbligo per tutti i musulmani… molto più che in passato”. Questa frase agghiacciante, se riportate fedelmente, mi lascia interdetto e spero che Lei l’abbia ritrattata.
Signori, vi pregherei di avere almeno il coraggio di assumervi le vostre responsabilità; di lavare al più presto i vostri panni in casa, prima che sia troppo tardi, perché mi risulta, dalle parole di esponenti dell’amministrazione statunitense, come il comandante supremo delle truppe mediorientali (John Abizaid) che la più grande minaccia per tutti sta nella guerra civile strisciate tra sciiti e sunniti giocata in quel dell’Irak e che, data la ferocia quotidiana degli attacchi, “potrebbe un giorno allargarsi a macchia d’olio in tutto il Medio Oriente con ripercussioni inimmaginabili”. Questo a causa di una deliberata strategia fondamentalista pilotata dalle milizie sciite sostenute dall’Iran da un lato e dai ribelli fondamentalisti sunniti di Al Qaida dall’altro. Chiaritevi tra di voi una buona volta per tutte e non giocate al massacro adducendo a pretesto ancestrali ricordi, passati e sorpassati dagli eventi purificatori del tempo.
Perché rimuginare un periodo storico triste in cui le nostre e le vostre spade sparsero tragedie nei tre Continenti? Oggi non si “gioca” più con le spade, ma con armi più pericolose che provocano distruzioni di massa! Vada, Signor Qaradawi, piuttosto a controllare che fine fa il fiume di denaro che piove da tutto il mondo sugli gli hezbollah libano-palestinesi!
Il solito poker d'assi della politica
Non lamentiamoci più di tanto se questo Governo ci tartassa. Dovevamo ricordarlo! L’aumento delle tasse che Prodi ci impone “pro domo sua” vengono da lontano. Un solo esempio, (testimonianza diretta). Verso la metà degli anni ‘80 la multinazionale dell’elettronica Olivetti era in forte crisi, specialmente nel campo dell’export. Essa lamentava un deficit enorme a causa dell’incremento del costo del lavoro. Poiché in quel frangente non si poteva procedere alla svalutazione della moneta, la triplice sindacale d’accordo con la dirigenza delle poste italiane che all’epoca era statale (con un bilancio allegato), escogitò l’acquisto di centinaia di migliaia di telescriventi e di grossi elaboratori per i Centri elettronici di smistamento della corrispondenza e dei bollettini di conto corrente, da assegnare ai vari uffici postali che col ministro democristiano Gava andavano proliferando sul nostro territorio. Era il periodo in cui l’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, stava rilanciando la sua economia a seguito dei famigerati piani triennali che di volta in volta venivano predisposti nelle Leggi finanziarie.
Orbene queste apparecchiature, propagandate come futuriste, ma che nei fatti erano già obsolete, vennero acquistate in diversi Paesi della Comunità, principalmente dalla Germania che a sua volta le assemblava da pezzi provenienti da Paesi extracomunitari.
Gran parte di queste apparecchiature non vennero mai installate negli Uffici. Difatti in anni successivi, a seguito di una ispezione presso i sotterranei del Ministero delle Poste, furono rinvenute centinaia di apparecchiature elettroniche provenienti dall’Olivetti, mai usate, integralmente imballate e lasciate ad “ammuffire” in quegli scantinati.
A cosa era servito questo immenso investimento che provocò una inchiesta giudiziaria, insabbiata, dove fior di sindacalisti erano implicati in questo scandalo se non a spacciare per rilancio economico quello che in effetti fu il primo aiuto di Stato per l’insipienza politica e manageriale? Anni dopo la stessa cosa avvenne con la Fiat, che col ricatto dei licenziamenti e della cassa integrazione, costringeva i Governi a creare il sistema della rottamazione.
Dunque carrozzoni pubblici con boiardi di stato pronti a raccattare denaro pubblico attraverso la pressione fiscale per allargare il potere politico di intermediazione ed aumentare le clientele elettorali. Oggi, a distanza di quattro lustri è confermato da uno studio della Cga di Mestre che rileva la fine che farà buona parte della stangata fiscale: il “rinforzo” a quel sistema statale, funzionale agli interessi di buona parte della sinistra.
Oibò, chi ci ritroviamo ai vertici istituzionali del nostro Paese? Due sindacalisti di rango dell’epoca.
Tutti in fila e zitti signori, questo è il momento dell’egemonia della “piazza”.
Orbene queste apparecchiature, propagandate come futuriste, ma che nei fatti erano già obsolete, vennero acquistate in diversi Paesi della Comunità, principalmente dalla Germania che a sua volta le assemblava da pezzi provenienti da Paesi extracomunitari.
Gran parte di queste apparecchiature non vennero mai installate negli Uffici. Difatti in anni successivi, a seguito di una ispezione presso i sotterranei del Ministero delle Poste, furono rinvenute centinaia di apparecchiature elettroniche provenienti dall’Olivetti, mai usate, integralmente imballate e lasciate ad “ammuffire” in quegli scantinati.
A cosa era servito questo immenso investimento che provocò una inchiesta giudiziaria, insabbiata, dove fior di sindacalisti erano implicati in questo scandalo se non a spacciare per rilancio economico quello che in effetti fu il primo aiuto di Stato per l’insipienza politica e manageriale? Anni dopo la stessa cosa avvenne con la Fiat, che col ricatto dei licenziamenti e della cassa integrazione, costringeva i Governi a creare il sistema della rottamazione.
Dunque carrozzoni pubblici con boiardi di stato pronti a raccattare denaro pubblico attraverso la pressione fiscale per allargare il potere politico di intermediazione ed aumentare le clientele elettorali. Oggi, a distanza di quattro lustri è confermato da uno studio della Cga di Mestre che rileva la fine che farà buona parte della stangata fiscale: il “rinforzo” a quel sistema statale, funzionale agli interessi di buona parte della sinistra.
Oibò, chi ci ritroviamo ai vertici istituzionali del nostro Paese? Due sindacalisti di rango dell’epoca.
Tutti in fila e zitti signori, questo è il momento dell’egemonia della “piazza”.
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